La metà del patrimonio immobiliare italiano ha più di 45 anni. La conferma arriva da una ricerca compiuta dall’Ufficio Studio Gabetti su un campione di oltre 140.000 dati immobiliari raccolti tra il 2017 e il 2020 da Abaco Team, con l’obiettivo di individuare la composizione degli immobili in termini di caratteristiche e di efficienza. Il risultato lascia ben poco spazio all’immaginazione e alle necessità di urgente riqualificazione.

In particolare, nell’ambito del campione di analisi, emerge come il 50% degli immobili si riferisca a unità all’interno di edifici costruiti prima del 1975 e, dunque, antecedenti a quella legge n. 373/1976 che ha costituito la prima normativa vincolante sulle caratteristiche costruttive degli edifici in termini di risparmio del fabbisogno energetico. Di questi edifici, circa un terzo è comunemente identificato come “ante 1967”. Nonostante ciò, solamente il 3% del campione totale è stato interessato da interventi di ristrutturazione significativi, ovvero da opere di manutenzione che abbiano comportato il rilascio di un titolo abilitativo o di una comunicazione emessa in favore dell’amministrazione comunale competenze.

Per quanto poi attiene lo stato manutentivo, i fabbricati in 8 casi su 10 sono in condizioni medie, con una situazione migliore relativa alle unità abitative rispetto a quelle del complessivo fabbricato, a dimostrazione della maggiore attenzione che viene posta alla condizione del proprio appartamento rispetto a quello dell’edificio in cui è presente, con trascuratezza di parti comuni condominiali, decoro delle facciate incluso.

Naturalmente, le nuove forme di incentivazione fiscale per gli interventi di efficientamento energetico stanno dando una mano per riqualificare le unità immobiliari. E, proprio per questo motivo, diventa fondamentale percorrere la strada di una proroga e di un riordino dei vantaggi fiscali in scadenza, al fine di fornire al mercato una maggiore certezza sulle relative agevolazioni.