È stato visibile dal 18 settembre al 3 ottobre 2021, celando al mondo uno dei monumenti più noti della Francia ma, di contro, regalando un’opera artistica che può ben costituire il testamento di Christo e Jeanne-Claude. Parliamo, naturalmente, de “L’Arc de Triomphe empaquete” o, se si preferisce, l’Arco di Trionfo impacchettato.

Con un’installazione ritardata di un anno a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, l’opera ha finalmente visto la luce… mettendo al buio l’Arco napoleonico, a sua volta ispirato a quelli ben più remoti dell’Antica Roma. Sull’Arco sono state apposti 25.000 metri quadri di tessuto in polipropilene azzurro argentato e 3.000 metri di corde riciclabili rosse: un’opera dai grandi numeri, che ha richiesto l’impiego di 500 operai per diverse settimane, impegnati a creare le sottostrutture e a dispiegare il tessuto.

La visione di Christo

Come commentato dallo stesso presidente francese Emmanuel Macron nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’opera, la realizzazione è stato un pensiero e un omaggio per Christo e Jeanne-Claude, oltre che il coronamento di un sogno durato quasi 60 anni: le prime ipotesi di impacchettamento dell’Arco di trionfo erano infatti state formulate fin dal 1962, quando i due avevano osservato il monumento dal primo appartamento parigino, in Avenue Foch.

Da quel momento in poi il progetto è sempre stato una costante nella mente degli artisti, per essere accantonato in favore di nuove realizzazioni che – pur identicamente eccezionali – erano pur sempre ritenute più percorribili. Quindi, un dono postumo, visitato, ammirato e toccato da centinaia di migliaia di persone.

Un progetto green

Al di là del valore artistico dell’opera, Vladimir Yavachev – nipote dell’artista e curatore della realizzazione – ha rammentato come il progetto sia completamente ecologico, considerato che il tessuto utilizzato è in materiale riciclato e… riciclabile.

Lo smantellamento dell’opera (che, mentre scriviamo, è ancora in corso) permetterà infatti di recuperare i 25.000 metri quadri di tessuto di propilene blu argentato e 3.000 metri quadri di corda rossa in propilene rosso, realizzati partendo dal riciclo di sacchetti di plastica. Il materiale sarà mescolato al Parley Ocean Plastic, dando vita a un materiale innovativo che permetterà a sua volta di realizzare nuovi prodotti (dalle borse alle stoffe per la pulizia, passando per i telai per gli occhiali da sole) che saranno in vendita sulla piattaforma Clean Waves. Il ricavato sarà, intuibilmente, messo interamente a sostegno delle attività di pulizia degli oceani e di progetti didattici e infrastrutturali per quelle remote isole che non hanno i mezzi per potersi difendere dalle inondazioni di plastica che vengono lì condotte dalle correnti marine.

La visione “circolare” del progetto non è però finita qui. Ad essere riciclati saranno anche i materiali utilizzati per creare le sottostrutture dell’opera: il 40% dell’acciaio che è stato utilizzato per il progetto è infatti stato preso in prestito da ArcelorMittal e, al termine dello smantellamento, sarà nuovamente restituito alla società. Il resto dell’acciaio verrà invece riciclato da Derichebourg vicino a Parigi, mentre il legno sarà rimosso da Les Charpentier de Paris e valutato per nuovi progetti futuri dell’azienda.