Il vocabolo potrebbe essere ignoto ai più, ma anche in Italia sta conoscendo una buona espansione il fenomeno dello Shoffice. Proveniente dal Regno Unito (Shoffice è la contrazione di shed – capanno e office – ufficio), si tratta dell’approccio adottato da un crescente numero di lavoratori che, stanchi di doversi arrangiare sui tavoli della cucina o sul divano, hanno attrezzato (o riattrezzato) una casetta da giardino come se fosse un ufficio domestico.
A “certificare” il trend è stato The Guardian, che tra gennaio e maggio dello scorso anno ha rilevato come le vendite di queste piccole strutture siano cresciute del 500%. Altrove, sottolinea il New York Times, lo smart working sta sposando con sempre maggiore convinzione l’outdoor, con le persone che hanno ben compreso quanto sia importante cercare la tranquillità lontano dalle mura domestiche e dalle distrazioni che si celano al loro interno.
La tendenza, peraltro, ha ben più di qualche fondamento scientifico. Uno studio del 2019 pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology ha rilevato come le interazioni con gli ambienti naturali abbiano un impatto positivo sulle prestazioni cognitive, soprattutto quando si ha a che fare con i compiti più complessi, come quelli che potrebbero capitare in un contesto professionale.
Tra gli altri vantaggi del ricorso a questa soluzione c’è anche la facile predisposizione del proprio angolo di lavoro: è sufficiente scegliere gli arredi che si preferiscono per allestire una postazione funzionale. E così, c’è chi privilegia un tavolino e un ombrellone, chi vuole una maggiore privacy attraverso dei paraventi, chi opta per dei tavoli con le ruote per spostarsi a seconda del momento del giorno o dei propri gusti.
Insomma, un ventaglio di alternative che sta conquistando anche gli smart worker italiani, e che con la bella stagione in arrivo potrebbe subire una nuova impennata tra i suoi fruitori potenziali.
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