Che peso può avere la pandemia da Covid-19 sul design d’interni? Più di quello che possiamo pensare. Il nuovo Coronavirus, infatti, ha modificato drasticamente non solo le nostre abitudini quotidiane, ma anche ciò che ricerchiamo all’interno delle nostre case.
Come cita un articolo pubblicato sulla rivista statunitense FastCompany, “il Covid-19 ha ucciso il massimalismo”. Nel 2020 si assiste sempre di più ad un ritorno al minimalismo, alla predilezione per un gusto più sobrio, ma sempre molto attento al comfort ed ai dettagli.
Durante un lungo periodo trascorso tra le mura domestiche, ognuno di noi ha cercato in qualche modo di rendere la propria dimora più confortevole e più ariosa. È così che, nei canoni dell’interior design, forme esagerate ed ingombranti lasciano spazio ad arredi minimalisti, dalle forme semplici e lineari, funzionali agli spazi ristretti e con decorazioni ridotte al minimo. Tutto si relaziona alla volontà di ricerca di ambienti spaziosi e luminosi, dall’arredamento essenziale e facile da igienizzare.
Allo stesso modo, nel 1918, l’epidemia di Spagnola portò ad una profonda trasformazione degli ambienti interni: le case di epoca vittoriana si modernizzarono attraverso la realizzazione di grandi vetrate per far entrare la luce solare e la semplificazione degli ambienti per renderli più facili da pulire.
Il minimalismo nell’epoca della Covid-19 ci permette di creare quell’illusione dello spazio che al giorno d’oggi è sempre meno possibile da ritrovare nelle case di città. L’eliminazione delle cose superflue all’interno dei nostri ambienti ci porta a prediligere materiali e colori naturali, anteponendo scelte ecologiche e funzionali alla pura ricerca della forma.
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