Poter bere l’acqua del rubinetto è una bella comodità: si può infatti dire addio agli acquisti delle voluminose confezioni di acqua da “supermercato”, privilegiando invece l’acqua di casa. Eppure, l’acqua di rubinetto si circonda di molte (troppe?) perplessità, e i pregiudizi che riguardano la risorsa idrica che sgorga dalle condutture domestiche conduce molte persone a fare a meno del suo uso per la cucina.

Ma c’è davvero qualcosa da temere? Che differenza c’è tra l’acqua potabile e l’acqua che esce dal rubinetto? Come possiamo sapere che è “buona”?

Cos’è l’acqua potabile

In primo luogo, bisogna chiarire di cosa stiamo parlando quando parliamo di acqua potabile. Per definizione l’acqua potabile è l’acqua destinata al consumo umano, le cui regole sono strettamente disciplinate dalla legge: il decreto legislativo 31 del 2001, di attuazione della direttiva europea 98/83/CE, stabilisce una serie di proprietà fisiche, chimiche e microbiologiche che tale risorsa idrica deve avere per potersi definire “potabile”.

Da ciò ne deriva che possono essere considerate potabili delle acque molto diverse tra di loro. E, per rendersene conto, è sufficiente recarsi al supermercato: decine sono le differenti bottiglie acquistabile, ciascuna con proprietà uniche dal punto di vista chimico, fisico e microbiologico.

Acqua: che differenza tra rubinetto, bottiglia e depurata?

Chiarito quanto sopra, l’acqua che possiamo bere a casa può dunque essere di rubinetto, in bottiglia o depurata.

Anche se la distinzione dovrebbe essere chiara (dipende dalla sua origine), giova sottolineare come l’acqua del rubinetto possa in realtà a sua volta provenire da diverse fonti: si pensi alle falde sotterranee, ai fiumi, ai laghi, e così via. In ogni caso, per poter essere portata a domicilio dalle condutture pubbliche, viene sempre analizzata, purificata e disinfettata.

Di contro, l’acqua imbottigliata proviene generalmente da sorgenti di montagna, anche se non è escluso che possano esservi acque in bottiglia che arrivano da altre fonti. Come intuibile, per poter essere poste in commercio anche queste acque devono essere analizzate ed eventualmente purificate.

Infine, l’acqua da depuratore commerciale, è un’acqua di rubinetto (e dunque già potabile!) che viene però ulteriormente purificata, o sulla quale avvengono interventi per modificarne le caratteristiche organolettiche o chimiche. Ma non solo: molte persone ricorrono al depuratore anche se l’acqua è già potabile perché l’acqua potabile del rubinetto viene garantita dal fornitore con una determinata qualità fino al punto di allacciamento (innesto) della rete idrica su strada.

Ne deriva che in quei condomini, o in quegli edifici unifamiliari, in cui le tubature (del c.d. “ultimo miglio”) non sono oggetto di attento controllo, potrebbero esserci dei problemi in grado di nuocere alla potabilità dell’acqua.

Che differenza c’è tra l’acqua potabile e l’acqua che esce dal rubinetto? Come possiamo sapere che è “buona”? Come controllare l’acqua del rubinetto?

Giunti in conclusione di questo breve approfondimento possiamo dunque lecitamente affermare che se l’acqua del rubinetto è “potabile” e ha buone caratteristiche anche dopo aver attraversato l’ultimo miglio (fermo restando che fino al punto di allacciamento è sempre potabile), l’acquisto dell’acqua in bottiglia potrebbe essere superfluo (salvo che non si preferisca una certa “marca” per le caratteristiche organolettiche, o altro).

Naturalmente, è fondamentale assicurarsi che l’acqua del rubinetto sia effettivamente “buona” e, in caso di dubbi, far effettuare la sua valutazione da laboratori accreditati, che effettuano questo genere di intervento. Chi vuole invece risparmiare, può optare per dei kit fai da te, reperibili anche in farmacia, che hanno un costo variabile tra 50 e 200 euro.