Con la sentenza n. 39335/2018 la Corte di Cassazione ha chiarito che il deposito al genio civile, attraverso lo sportello unico per l’edilizia del Comune, è obbligatorio per ogni intervento effettuato in zona sismica, in grado di costituire una potenziale fonte di rischio, e indipendentemente dal materiale o dal fatto che si tratti di interventi o meno strutturali.

Esprimendosi su una fattispecie concreta, i giudici della Suprema Corte hanno in particolar modo rammentato come in materia antisismica sia irrilevante la natura delle opere, la natura dei materiali utilizzati e delle strutture utilizzate, l’eventuale precarietà dell’intervento e la natura pertinenziale dell’intervento, aprendo pertanto uno scenario molto ampio su cosa si intenda per potenziale rischio legato all’intervento in zona sismica.

Con l’occasione, i giudici hanno altresì sottolineato come debba escludersi che l’applicabilità della disciplina antisismica riguardi i soli edifici costruiti in cemento armato, e hanno poi ribadito che “qualsiasi intervento edilizio in zona sismica, comportante o meno l’esecuzione di opere in conglomerato cementizio amato, indipendentemente dalla natura dei materiali usati, dalla tipologia delle strutture realizzate, dalla natura pertinenziale o precaria, deve essere previamente denunciato al competente ufficio al fine di consentire i preventivi controlli e necessita del rilascio del preventivo titolo abilitativo, conseguendone, in difetto, l’applicazione delle relative sanzioni, sfuggendo a tale disciplina solo gli interventi di semplice manutenzione ordinaria”.